Chi sono?

Mi chiamo Claudio Moja, classe 1993, sono cresciuto ad Anzano del Parco, in provincia di Como. Amo la vita, sono appassionato e attratto dall’avventura e dagli sport estremi.

Ho sempre ammirato chi si lanciava all’avventura. Ricordo le storie che mi raccontavano in baita quando ero bambino, dove il fuoco del camino e un bicchiere di vino, non mancavano mai. Storie di persone che hanno scalato montagne, attraversato continenti, salpato verso oceani, senza magari sapere cosa ci fosse ad aspettarli. Storie di persone che avevano superato se stesse.

Ho avuto la fortuna di passare parte della mia infanzia nei boschi, arrampicandomi e costruendo capanne. Mio padre e mia madre, mi hanno sempre lasciato libero, libero di fare le mie esperienze, di farmi male, di sporcarmi le mani, invitando sempre me e le mie sorelle a pensare e riflettere molto. Per loro sfortuna e anche mia credo, non sono mai stato uno studente modello e cercavo sempre esperienze diverse, troppo a volte.

Nel 2009 a 16 anni, mi si è presentata l’imperdibile possibilità di partire, rotta verso il centro Africa. Un mese dopo aver ricevuto la notizia, ero sul mio primo aereo, terrorizzato dall’ignoto. Con tutte le vaccinazioni immaginabili in corpo e due valigie da 20 chili, nelle quali portavo solo medicine. Un’ occasione così non si può sprecare! Ho volato 9 ore, direzione Douala, Cameroon. Con me c’erano due medici, fino ad all’ora sconosciuti, ora dei riferimenti, uno è Piero Poli.

Quell’ esperienza un po’ mi traumatizzò, ho potuto vedere e fare cose inimmaginabili. Sicuramente mi cambiò e mi diede una forte spinta. Due anni dopo nel 2011 tornai. Con un fuoristrada abbiamo percorso chilometri nella giungla, fermandoci nei lebrosari, in alcuni orfanotrovi ed ospedali, sempre vecchi e privi di attrezzature.

Entrambe le volte sono tornato dopo 30 giorni, con 7 chili in meno, una coscenza più  ricca e un po’ estraneo alle abitudini di casa.

Tornato a casa, la priorità era imparare un minimo di inglese. Dopo qualche giro sulle montagne di sempre per riassestarmi, nel 2012 sono partito per Bournemouth, Inghilterra. Dove sapevo di avere un parente lontano, l’ultimo tra i fratelli di mio nonno, un mito. Ho trovato una casa in condivisione con altre 6 persone, un lavoretto squallido e in 5 mesi ho imparato il pessimo inglese che mastico tutt’ora.

Rientrato un’altra volta in Italia, ho iniziato a lavorare come giardiniere e nel tempo libero  girovagavo l’Europa e la bellissima Italia in van. Presi anche un piccolo terreno in comodato d’uso, con l’idea, anzi l’illusione, di creare una piccola azienda agricola e una casetta in legno con le mie mani.  Tutto il progetto crollò prima che fosse finito. Fu una lezione importante.

Nel 2014 incontrai una ragazza magnifica, che è stata in grado di tirare fuori il meglio e il peggio di me, una compagna che standomi vicino mi da la forza e l’ispirazione di progettare e affrontare viaggi e spedizioni piu tecnici e faticosi. Senza un riparo e una famiglia siamo persi, il mondo è più bello insieme a chi amiamo.

Cosi dopo un anno di preparativi il 15 aprile 2018, sono partito dal Cafè degli Artisti, nel mio paese Anzano del Parco e in circa 8 mesi ho raggiunto camminando la Persia, fino a Shiraz, iniziando così a tracciare la mia Overland.

Un progetto organizzato in quasi un anno, con un piccolo, ma grande team di persone che mi aiutavano da casa. Dopo i primi giorni di viaggio, capii subito che dovevo imparare ancora tutto, solo dopo 4/5 mesi non mi definivo più principiante.

Con lo scopo di promuovere la salvaguardia ambientale e il sogno di vivere una vera avventura sono partito, con un carretto, tante paura e la convinzione di poter fare qualcosa di grande. Credo di esserci riuscito, nel mio piccolo ho sensibilizzato molte persone, viaggiando in modo sostenibile, ripulendo spiagge, i boschi dove bivaccavo e affrontando argomenti di progresso sostenibile.

Una decina di volte sono dovuto scappare da situazioni pericolose, tante volte ho avuto paura, fame, freddo, mi sono sentito solo e ho sofferto stanchezza e dolori. Ma sono centinaia i bei ricordi e le persone che mi hanno accolto lungo i 5000km percorsi.

Arrivato nell’imensa e fantastica Persia, ho trovato un muro burocratico che non mi lasciò sconfinare oltre l’Iran. Niente Turkmenistan, niente Pakistan, a piedi non si passa! Per ora…

Il mio sogno é di arrivare in New Zeland e poi continuare a viaggiare per vedere tutto il mondo, ho la possibilità di ripartire da Navoi o Samarcanda(Uzbekistan). Circa 1500km pedalando lungo la via della seta, sull’altopiano del Pamir, ai piedi delle vette Himalayane, fino ad arrivare ad Osh o forse in Nepal/India, chi lo sa. Il mondo è grande e le vie infinite, per quanto si possa programmare ed essere obbligati dalle stagioni e dai visti, l’improvvisazione fa da padrona ed è fondamentale in queste esperienze.

Sarà un viaggio di circa un mese, nel periodo di settembre. 1500km, tante salite, passi a 4500 metri di altitudine e Paesaggi incontaminati, pronti a rimanere un’immaggine indelebile nei miei ricordi. Dino Lanzaretti”.

Circa 30 giorni senza connessione alla rete, in posti semi abbandonati e privi di civiltà, per poi tornare a casa da chi amo e progettare con calma il Sud Est Asiatico o chissà che altro.

Perché decido di partire?  Semplice. Perché odio e ripudio il sistema, la mentalità e lo stile di vita che conduciamo. Il mondo è tanto bello e tanto grande e io voglio viverlo ed onoralo.

“…a piedi nudi…” Claudio Moja

 

Grazie a chi si appassiona e mi supporta. Grazie e ai miei Genitori, alle mie sorelle Camilla e Giulia, a Cristina, Luca, Stefano.