Dalla guerra alla plastica dipende il nostro futuro

 

Dalla guerra alla plastica dipende il nostro futuro.

Nel 2015, 193 paesi hanno sottoscritto un progetto di progresso sostenibile, che prevede di raggiungere 17 obiettivi entro il 2030. Oggi in questo articolo parliamo di plastica, partendo da questa notizia: l’Europa vieterà l’uso della plastica monouso entro il 2030.

10 fiumi sono responsabili della maggior parte della plastica portata negli oceani; plastica che non si biodegrada mai, decomponendosi fino a diventare microplastica. La più pericolosa perché, ingerita dai pesci, sta entrando nella catena alimentare. Di questo passo nel 2050 ci sarà più plastica che pesce. Ci sono zone immense, sia in mare aperto che vicino alle coste dove la plastica ricopre il mare totalmente, come la famosa Trash Vortex nel Pacifico.

Negli oceani finiscono oltre otto milioni di tonnellate di plastica ogni anno. Un quinto arriva dai mari, il restante proviene da terra. Chissà quante tonnellate sono presenti sottoterra, senza la possibilità di vederle. Tutto è nelle nostre mani, dipende dal nostro comportamento, ogni giorno.

4 milioni di tonnellate di plastica arrivano principalmente da Cina (Yangtze, Xi, Hanpu), India (Gange), Indonesia (Brantas, Solo), Africa centro occidentale (Oyono), Brasile (Rio delle Amazzoni), Filippine (Pasig), Myanmar (Irrawaddy). Tra questi fiumi, 8 sono in Asia, dove è presente la maggior parte delle aziende produttrici a livello mondiale.

Negli ultimi anni sono nate centinaia di campagne di sensibilizzazione e informazione, studi e progetti per affrontare il problema e numerose associazioni che stanno operando a livello locale o in più paesi. Molti sono i giovani che si sono impegnati nella protezione del pianeta, nel campo dell’ingegneria o come attivisti, che meritano di essere conosciuti.

Campagne come Marevivo, progetti come Clean Sea Life, Ocean Clean Up, Minerv Biorecovery, 4Ocean, offrono spesso l’occasione di essere partecipi o di sostenere economicamente.

Ovunque vi troviate, esiste vicino a voi un’associazione o un gruppo di volontari che operano in questi progetti ambiziosi e vi assicuro che sono ambienti piacevoli e gratificanti.

L’80% del lavoro tocca a noi, tutti i giorni. La migliore soluzione per lo smaltimento della plastica è non usarla, non acquistarla non produrla. Ricordiamoci che la materia prima per la sua produzione è il petrolio e quindi si inquina con un immenso spreco idrico, consumi energetici elevati, sfruttamento delle risorse in senso più ampio e obbligando migliaia di persone a orari di lavoro logoranti, in ambienti tossici.

Come ridurre lo spreco di plastica? Come salvaguardare il pianeta e noi stessi?

Qualche consiglio:

  1. Andiamo a fare la spesa con borse in tessuto o uno zaino ed evitiamo i sacchetti. È anche più comodo!
  2. Ricordiamoci di spacchettare gli acquisti dai mille involucri e di lasciare questi ultimi nei negozi o evitarne per principio l’acquisto. A lungo andare diventerà una buona abitudine e sia i venditori che i produttori smetteranno di imporceli.
  3. Aboliamo l’utilizzo di bicchieri, posate e cannucce monouso.
  4. Acquistiamo liquidi sfusi. Non consumiamo detersivi, bevande e acqua in bottiglie di plastica. I detersivi hanno un impatto ambientale altissimo. Sul mercato esistono molti prodotti ecologici e ormai in tutte le città, si possono trovare negozi fuori dalla grande distribuzione, in cui riempire i propri contenitori. Le bevande industriali sono dannosissime per la salute e sono confezionate nella plastica. Non dimentichiamoci che solo il 6% delle bottiglie viene riciclato e si stima che ogni secondo ne vengano vendute e buttate circa 20.000!
  5. Evitiamo i rasoi, gli spazzolini, gli accendini e qualunque oggetto in plastica monouso. Questi possono e devono essere sostituti con oggetti in materiali che durano nel tempo e non inquinano.  Meglio arrivare già abituati al 2030!
  6. Tutto ciò che è in plastica, proviamo a cercarlo in un altro materiale, come vetro, ceramica, legno o bioplastica (ottenuta dalla fermentazione del mais o da scarti agricoli).

Avete mai pensato quanto potreste risparmiare, mentre aiutate il pianeta?

E adesso alcune informazioni per la nostra salute!

La plastica viene registrata con un simbolo corrispondente ai composti chimici che prevalgono nella sua composizione, ma il produttore non è tenuto a indicare tutti gli additivi e i rischi possibili per la nostra salute!

  1. PET Polietilene tereftalato. È il più diffuso per contenere alimenti. Se riscaldato o surgelato può rilasciare la tossina DEHA, oltre ad antimonio (metallo tossico) e composti brominati, inquinanti con potenziali effetti di interferenza endocrina e neurotossica.
  2. PE-HD Polietilene ad alta densità. Viene usato principalmente per produrre buste e borse della spesa. Ha un impatto ambientale elevatissimo.
  3. PVC Cloruro di polivinile. Si impiega per il 90% delle pellicole per alimenti e in edilizia per pavimenti, infissi, materiali isolanti e molti prodotti di arredo come carte da parati, tende doccia, tovaglie, finta pelle. Ma anche blister, palloni, attrezzature sportive e giocattoli in plastica soffice.
  4. PE-LD Polietilene a bassa densità. Contiene solo carbonio e idrogeno ed è meno pericolosa. Si usa per sacchi della spazzatura, coperchi per barattoli, cartoni del latte fresco.
  5. PP Polipropilene. Contiene ftalati, anche se in quantità inferiori a quelle imposte per legge, e serve per componenti auto, giocattoli in plastica dura, vasetti per yogurt, pasti takeaway, tessuti per arredo e soprattutto ogni tipo di tappo per bottiglie in plastica!
  6. PS Polistirene. Componenti principali sono lo stirene e il benzene, che possono migrare dagli imballaggi agli alimenti e sono riconosciuti come altamente cancerogeni. Nei gas di incenerimento del polistirolo sono state trovate fino a 90 sostanze tossiche. Si usano per i contenitori di uova, carne e formaggio, il takeaway, isolanti, giocattoli, rasoi monouso.
  7. Tra le plastiche non riciclabili, una delle più dannose è il Policarbonato. Polimero a base di di BisfenoloA (BPA), o del suo recente sostituto PBS, è un composto che simula l’azione degli ormoni femminili. Può danneggiare l’equilibrio ormonale ed è stato rilevato in misura considerevole in adolescenti e bambini sottoposti a test. inoltre è stata accertata una correlazione tra l’uso di BPA e l’aumento di tumori al seno e alla prostata, disturbi metabolici tra cui diabete di tipo 2 e obesità, ADHD e asma allergica. Troviamo il Policarbonato nelle bottiglie di succhi e ketchup, nei contenitori dell’acqua per uffici, nei rivestimenti interni di barattoli e fino a poco tempo fa nei biberon. Perfino in tutti gli scontrini fiscali con carta termica! 

Come risolvere l’inquinamento ambientale?  Come rimediare al disastro fatto negli ultimi 60 anni?

Moltissimi progetti stanno nascendo per arginare il problema dell’inquinamento da plastica nei mari, ma quest’anno THE OCEAN CLEANUP e THE SEABIN PROJECT meritano di essere conosciuti da tutti.

The Ocean Cleanup. Ideato da un giovane olandese per raccogliere la plastica in mare aperto, sfruttando le correnti oceaniche, è un tubo galleggiante lungo 600 metri e dotato di un rastrello di 3 metri capace di catturare i rifiuti. Dotato di luci a energia solare, sistemi anti-collisione, sensori, telecamere e antenna satellitare, può essere monitorata in ogni situazione ed è collegata a una rete di imbarcazioni che recuperano la plastica ogni due mesi, per portarla nei centri di riciclo. Il progetto è ambiziosissimo perché si occuperà anche e soprattutto del Trash Vortex, l’immensa isola che le correnti oceaniche hanno formato nel Pacifico e che ormai viene chiamata Great Pacific Garbage Patch.

The Seabin Project. Ideato qualche anno fa da due surfisti australiani, adesso è operativo nella versione Seabin V5. E’ un sistema di raccolta dei rifiuti nei porti e nei circoli nautici e promuove un’economia circolare, per ridurre, riutilizzare e riciclare soprattutto plastica. Le unità Seabin V5 sono fissate a pontili flottanti e sono formate da cestini galleggianti in cui una pompa aspira inquinanti, compresi oli e detergenti a base di petrolio, e macro e microplastiche tra i 2 e i 5mm. Il filtro interno in fibre naturali può rimuovere fino a 1,5 kg di spazzatura al giorno e ha una capacità complessiva di 20 kg. Tratta fino a 25000 litri di acqua all’ora e alla fine del procedimento restituisce acqua pulita in mare. Sperimentato in Europa e negli Stati Uniti, quest’anno Tha Seabin Project è arrivato anche in Italia, dove è attivo in circa 8 porti, grazie al progetto LIFEGATE PLASTICLESS, finalizzato a sensibilizzare e informare il più possibile sulla situazione del Mediterraneo, che è uno dei mari più trafficati e inquinati del mondo.

Qualche cifra?

  1. Il mediterraneo accoglie 731 tonnellate di plastica ogni giorno e solo in Italia 90 tonnellate!
  2. L’Italia è il terzo paese per consumo d’acqua in bottiglia di plastica, dopo Messico e Tailandia, ne fa uso il 67% degli italiani.
  3. Il 20% del traffico marittimo mondiale avviene nelle acque del Mediterraneo.
  4. Il problema della plastica va affrontato senza dimenticare quello delle microplastiche, forse più distruttivo e subdolo perché non facile da osservare. Le più insidiose sono le microplastiche inferiori a 5mmm, che ormai sono entrate nella catena alimentare, soprattutto attraverso i predatori come tonni e spada, e soffocano i viventi.
  5. Si stima che sui fondali marini si trovino ormai 100.000 frammenti per kmq.
  6. Il 70% di tutte le plastiche si sbriciola e finisce sui fondali, dove soffoca anche le specie che li vivono.

Tra gli obbiettivi da raggiungere nel 2030 c’è l’abolizione di imballaggi non riciclabili e oggetti monouso. In alcune parti degli Stati Uniti sono già stati banditi cannucce in plastica e bicchieri monouso. L’Italia sarà il primo paese a bandire la produzione di cottonfioc in plastica, già dal prossimo gennaio e le microsfere usate in cosmesi.

CANAPA

La canapa industriale può sostituire i materiali plastici derivati dal petrolio. Dalla canapa è possibile produrre materiali bio-plastici, biodegradabili e atossici. Oltre a competere con i prezzi dei materiali derivati dal petrolio, la canapa garantisce migliori caratterische di resistenza e leggerezza.

La canapa è la coltivazione più efficiente per le produzioni plastiche eco-sostenibili.

  1. L’industria automobilistica produrrebbe veicoli più prestanti e non inquinanti.
  2. Il settore degli imballaggi non inquinerebbe più il mondo, nella produzione e nello smaltimento.
  3. L’arredo e la produzione di carta, non comporterebbero più il disboscamento di intere foreste, mettendo a serio rischio gli equilibri degli ecosistemi.
  4. Il settore edile, utilizzerebbe materiali più resistenti, leggeri e anti sismici.
  5. I giocattoli e gli oggetti di tutti i giorni, sarebbero atossici e riciclabili.
  6. Perfino l’elettronica avrebbe ottimi sviluppi. Sono gia stati presentati i primi filamenti a base di canapa, per le prime stampanti 3D.

Negli anni 40 Ford presentò il primo prototipo di automobile interamente in canapa ed alimentato ecologicamente ad etanolo di canapa. Automobile che all’epoca fu giudicata sicura, veloce e non inquinante. Mostrò la resistenza al pubblico, colpendo la carrozzeria della vettura con un grosso martello.

Negli anni 30 Italia e molti altri paesi lavoravano la canapa per produrre vestiti, oggetti e alimenti. Con la scoperta del petrolio, le grandi lobby e le multinazionali la debellarono, dando il via all’era del petrolio.

Ora sta a noi impegnarci ogni giorno per un progresso sostenibile, per rendere questo splendido pianeta più sano e bello da vivere.

“…a piedi nudi…” Claudio Moja

THE EDGE OF THE WORLD

IL GIRO DEL MONDO SOSTEBILE 

CLAUDIO MOJA

 

 

Viaggiare per promuovere un progresso sostenibile in tutti i suoi aspetti

Fare il giro del mondo camminando per promuovere la salvaguardia ambientale, dando il buon esempio e portando in giro un messaggio semplice e chiaro ‘rispettiamo l’ambiente’.

Se a parole è stato facile, farlo si è rivelato in poco tempo difficile. Avevo come obbiettivo, non usare petrolio, alimentare il mio bisogno energetico con un pannello solare e raccogliere qualche sacchetto di spazzatura da terra tutti i giorni, in poco tempo ho capito che i miei obbiettivi, avrebbero trovato orizzonti molto più vasti.

Non usare carburante per spostarmi, alimenatare i miei dispositivi con l’energia solare e raccogliere principalmente plastica da boschi, fiumi e laghi è stato un ottimo inizio, ma era solo l’inizio.  Mi sono ritrovato ad affrontare molte altre sfide, per avere uno stile di vita sostenibile.

Ho subito iniziato a rifornirmi di alimenti a km 0, non è stato sempre facile, soprattutto in Europa, dove nei negozi ci sono prodotti provenienti da tutto il mondo. Ogni volta che faccio la spesa mi danno tanti sacchetti, specialmente dove sono ora nella zona del Caucaso. Qui l’utilizzo della plastica è totalmente fuori controllo. Ogni volta rimuovo gli articoli dai sacchetti, che generalmente, la commessa mi prepara e metto tutto nel mio zaino. Gli allevamenti intensivi sono la principale causa dei gas serra e di brutte malattie per l’uomo, così mangio solo carne di animali che pascolano liberamente, nella zona dei balcani e del caucaso è più facile trovarli.

 

Dopo aver attraversato Slovenia e Croazia, paesi molto attivi verso la salvaguardia ambientale e nell’ utilizzo di energie rinnovabili, con grandi progetti per salvare il mare e proteggere la terra da comportamenti umani irrispettosi, sono arrivato in Bosnia. Arrivato nel cuore dei Balcani, ho capito che il progresso aveva altre priorità. Ho perseverato nella mia raccolta di plastica, ma la mia attenzione si è spostata sulla storia di quei popoli. Ho realizzato che se dei popoli vivono in uno stato di malessere e di guerra con il vicino, non c’è spazio per impegnarsi a salvare il pianeta e loro stessi. Dopo anni la guerra del Kosovo, tiene ancora chiuse le porte del progeesso a serbi e albanesi. Se in Bosnia e Montenegro si prova ad avanzare nel progresso con i segni della guerra di jugoslavia ancora ben visibili, mi è sembrato che i serbi fossero ancora concentrati sull’odiare gli albanesi e tutto il popolo del Kosovo. Una cosa è certa, se c’è fratellanza, i popoli si impegnano per stare bene e lavorare in sintonia, ma fino a che prevalgono l’odio e un pensiero di supremazia, nulla può migliorare. Questa lezione l’ho imparata soprattutto parlando con i giovani, in tutti i paesi il finale dei discorsi era sempre lo stesso: “siamo tutti amici quando ci conosciamo, è a causa dei media che i popoli hanno brutta reputazione e cattivi rapporti. Governi e politica sicuramente non influiscono positivamente“. Sempre e ovunque la stessa storia. Io come dimostrazione che quanto appena riportato é vero, mi divertivo e confrontavo la mia cultura con albanesi, serbi, bulgari, turchi, azeri ecc.

 

Uscito da questa situazione, sono approdato in Bulgaria e ho capito che avrei iniziato a scrivere. In questa terra ho camminato giorni e giorni circondato da immense coltivazioni, in Bulgaria vengono utilizzati pesticidi cancerogeni nei campi, tanto che le acque non sono più potabili e a volte solo il contatto con queste acque procura delle reazioni cutanee. Un vero disastro, che si rovescia anche sull’ Italia, dato che buona parte di quel grano viene venduto in Europa. Una situazione che di progresso non ha nulla e io non potevo rimanere inerme davanti a questi fatti, così ho iniziato a scrivere articoli e a riportare quello che vedevo.

Fare informazione, questo è diventato l’obbiettivo principale!

smartcapture

In Turchia e nel Caucaso, dove se raccolgo la spazzatura mi guardano come se fossi matto, la cosa migliore da fare è informazione. Mission impossibile! Mi ritrovo a trasportare i miei scarti in plastica per ore o per giorni, dalla Bulgaria fino all’Azerbaijan la situazione è peggiorata giorno dopo giorno. La totale mancanza di educazione e di organizzazione per smaltire i rifiuti, ha reso sempre più difficile il mio obbiettivo, fino ad arrivare in Azerbaijan dove le spazzature non eistono. Dove i bambini imitano i genitori e finito il sacchetto di patatine, lo buttano nel prorpio giardino o nei campi. Per me spiegare la pericolosità delle microplastiche e di tutto quello che comportano è diventato impossibile, ma abbattere barriere di entità raziale è diventato un gioco.

Se già di per sé viaggiare è complicato e spesso bisogna adattarsi, viaggiare in maniera sostenibile senza usufruire di plastica e lasciando pulito il percorso calpestato si è rivelata una vera sfida. In viaggio adattarsi e non dare attenzione al proprio comportamento, a volte offre delle comodità, io di comodità in questi cinque mesi, ho visto solo il letto di una decina di ostelli.

Questo è il mio giro del mondo sostenibile. Questa è la mia idea di progresso sostenibile, unire i popoli, studiarne la storia ed abbatterne  le barriere. Impegnarci tutti insieme per migliorare. Prestare attenzione al nostro comportamento, a cosa mangiamo, a come alleviamo, a cosa utilizziamo, ai materiali che scegliamo, come ci spostiamo, alle energie che sfruttiamo e cosa promuoviamo.

Il mio obbiettivo: rendere disponibili a tutti le informazioni che apprendo su popoli, energie rinnovabili ecc. Attraverso blog e social network, dimostrare che il mondo è un posto magnifico e che i popoli possono vivere in sintonia, invece di combattere una guerra al potere. Partire da me stesso, giorno dopo giorno, passo dopo passo.

“…a piedi nudi…” Claudio Moja

THE EDGE OF THE WORLD

IL GIRO DEL MONDO SOSTENIBILE

CLAUDIO MOJA