Fare il giro del mondo camminando per promuovere la salvaguardia ambientale, dando il buon esempio e portando in giro un messaggio semplice e chiaro ‘rispettiamo l’ambiente’.
Se a parole è stato facile, farlo si è rivelato in poco tempo difficile. Avevo come obbiettivo, non usare petrolio, alimentare il mio bisogno energetico con un pannello solare e raccogliere qualche sacchetto di spazzatura da terra tutti i giorni, in poco tempo ho capito che i miei obbiettivi, avrebbero trovato orizzonti molto più vasti.
Non usare carburante per spostarmi, alimenatare i miei dispositivi con l’energia solare e raccogliere principalmente plastica da boschi, fiumi e laghi è stato un ottimo inizio, ma era solo l’inizio. Mi sono ritrovato ad affrontare molte altre sfide, per avere uno stile di vita sostenibile.
Ho subito iniziato a rifornirmi di alimenti a km 0, non è stato sempre facile, soprattutto in Europa, dove nei negozi ci sono prodotti provenienti da tutto il mondo. Ogni volta che faccio la spesa mi danno tanti sacchetti, specialmente dove sono ora nella zona del Caucaso. Qui l’utilizzo della plastica è totalmente fuori controllo. Ogni volta rimuovo gli articoli dai sacchetti, che generalmente, la commessa mi prepara e metto tutto nel mio zaino. Gli allevamenti intensivi sono la principale causa dei gas serra e di brutte malattie per l’uomo, così mangio solo carne di animali che pascolano liberamente, nella zona dei balcani e del caucaso è più facile trovarli.
Dopo aver attraversato Slovenia e Croazia, paesi molto attivi verso la salvaguardia ambientale e nell’ utilizzo di energie rinnovabili, con grandi progetti per salvare il mare e proteggere la terra da comportamenti umani irrispettosi, sono arrivato in Bosnia. Arrivato nel cuore dei Balcani, ho capito che il progresso aveva altre priorità. Ho perseverato nella mia raccolta di plastica, ma la mia attenzione si è spostata sulla storia di quei popoli. Ho realizzato che se dei popoli vivono in uno stato di malessere e di guerra con il vicino, non c’è spazio per impegnarsi a salvare il pianeta e loro stessi. Dopo anni la guerra del Kosovo, tiene ancora chiuse le porte del progeesso a serbi e albanesi. Se in Bosnia e Montenegro si prova ad avanzare nel progresso con i segni della guerra di jugoslavia ancora ben visibili, mi è sembrato che i serbi fossero ancora concentrati sull’odiare gli albanesi e tutto il popolo del Kosovo. Una cosa è certa, se c’è fratellanza, i popoli si impegnano per stare bene e lavorare in sintonia, ma fino a che prevalgono l’odio e un pensiero di supremazia, nulla può migliorare. Questa lezione l’ho imparata soprattutto parlando con i giovani, in tutti i paesi il finale dei discorsi era sempre lo stesso: “siamo tutti amici quando ci conosciamo, è a causa dei media che i popoli hanno brutta reputazione e cattivi rapporti. Governi e politica sicuramente non influiscono positivamente“. Sempre e ovunque la stessa storia. Io come dimostrazione che quanto appena riportato é vero, mi divertivo e confrontavo la mia cultura con albanesi, serbi, bulgari, turchi, azeri ecc.
Uscito da questa situazione, sono approdato in Bulgaria e ho capito che avrei iniziato a scrivere. In questa terra ho camminato giorni e giorni circondato da immense coltivazioni, in Bulgaria vengono utilizzati pesticidi cancerogeni nei campi, tanto che le acque non sono più potabili e a volte solo il contatto con queste acque procura delle reazioni cutanee. Un vero disastro, che si rovescia anche sull’ Italia, dato che buona parte di quel grano viene venduto in Europa. Una situazione che di progresso non ha nulla e io non potevo rimanere inerme davanti a questi fatti, così ho iniziato a scrivere articoli e a riportare quello che vedevo.
Fare informazione, questo è diventato l’obbiettivo principale!
In Turchia e nel Caucaso, dove se raccolgo la spazzatura mi guardano come se fossi matto, la cosa migliore da fare è informazione. Mission impossibile! Mi ritrovo a trasportare i miei scarti in plastica per ore o per giorni, dalla Bulgaria fino all’Azerbaijan la situazione è peggiorata giorno dopo giorno. La totale mancanza di educazione e di organizzazione per smaltire i rifiuti, ha reso sempre più difficile il mio obbiettivo, fino ad arrivare in Azerbaijan dove le spazzature non eistono. Dove i bambini imitano i genitori e finito il sacchetto di patatine, lo buttano nel prorpio giardino o nei campi. Per me spiegare la pericolosità delle microplastiche e di tutto quello che comportano è diventato impossibile, ma abbattere barriere di entità raziale è diventato un gioco.
Se già di per sé viaggiare è complicato e spesso bisogna adattarsi, viaggiare in maniera sostenibile senza usufruire di plastica e lasciando pulito il percorso calpestato si è rivelata una vera sfida. In viaggio adattarsi e non dare attenzione al proprio comportamento, a volte offre delle comodità, io di comodità in questi cinque mesi, ho visto solo il letto di una decina di ostelli.
Questo è il mio giro del mondo sostenibile. Questa è la mia idea di progresso sostenibile, unire i popoli, studiarne la storia ed abbatterne le barriere. Impegnarci tutti insieme per migliorare. Prestare attenzione al nostro comportamento, a cosa mangiamo, a come alleviamo, a cosa utilizziamo, ai materiali che scegliamo, come ci spostiamo, alle energie che sfruttiamo e cosa promuoviamo.
Il mio obbiettivo: rendere disponibili a tutti le informazioni che apprendo su popoli, energie rinnovabili ecc. Attraverso blog e social network, dimostrare che il mondo è un posto magnifico e che i popoli possono vivere in sintonia, invece di combattere una guerra al potere. Partire da me stesso, giorno dopo giorno, passo dopo passo.
“…a piedi nudi…” Claudio Moja
THE EDGE OF THE WORLD
IL GIRO DEL MONDO SOSTENIBILE
CLAUDIO MOJA