Vulcano Monte Cameroon 4095m

Febbraio 2011

Il Monte Cameroon ( 4095 s.l.m. ) è la cima più alta dell’Africa centrale e occidentale. E’ un vulcano ancora attivo ma dormiente. L’ultima eruzione risale al 1999 dove un’enorme flusso lavico raggiunse la costa dell’Oceano Atlantico.
La montagna si eleva imponente direttamente dalla costa atlantica, dove la sabbia è nera, rendendo l’oceano e il paesaggio unici, sotto l’immenso sole equatoriale. Tutto intorno è colonizzato dalle immense foreste dell’ecozona afrotropicale, che arrivano fino a quota 2000 metri. Oltre questa quota la montagna si presenta ricoperta di vecchia lava nerastra, rendendo il paesaggio tipicamente “lunare”. Il cratere non è conico, ma composto da più di mille fori, che si allungano formando lunghi scavi, sembrano lingue nelle quali intravedere le viscere della terra.

Dislivello  +2945m             -2945m

Temperatura 35 °C. Umidità 95%

Attrezzatura: partenza con 6Kg. Zaino: acqua, frutta secca, kiwei, carne secca, 2 banane, macchina fotografica compatta. Bastoni trekking, in legno, pesantissimi.

Partenza quota 1150m s.l.m. ore 5:00am.

Bivacchi in ascensione 4.

Ore: 7:00am; 09:30am; 11:00am; 12:00pm.


 

Salendo il clima si fa più secco e all’apparenza più fresco. Il vento soffia forte ed è tutto un po’ più lento lassù.

 

Gli ultimi 1000 metri di dislivello portano a vivere uno scenario lunare. A quota 3000 metri fa ancora caldo, ma ho smesso di sudare. Il vento è forte, spinge verso ovest con forza. Meglio non cadere, la roccia lavica è tagliente. Viene voglia di proseguire in pantaloncini e maglietta. Assolutamente da non fare! Il sole equatoriale è un’ immensa palla di fuoco che brucia la pelle.

 

Arrivo in vetta 4095m s.l.m. ore 01:00pm

 

Dopo aver osservato i crateri, contemplato la cima e il panorama che ci stava offrendo, abbiamo iniziato la discesa. Facciamo una lunga pausa a quota 3000 metri, per godere ancora un paio di ore della vista e delle risate in compagnia. Riposati e felici ripartiamo.

In Africa centrale è tutto mastodontico

Arrivo a quota 1150m ore 07:00pm

 

Per lo svolgimento del trekking ci si appoggia obbligatoriamente all’organizzazione locale Mount CEO (Mount Cameroon Ecotourism Organisation) che fornisce Guida (obbligatoria) e Portatori (facoltativo). Solitamente il trekking viene proposto in 4 giorni, dove si possono ammirare i due versanti del vulcano  pernottando nei bivacchi. Se ricordo bene il prezzo(2011), per 4  giorni compreso di guida, sherpa e attrezzatura(tenda, materassino) si aggira sui 250 euro e varia in base al numero di partecipanti. Dopo lunghe trattative, pagammo circa 50 euro a testa per una giornata sola.

ROTTA     Volo: Italia -Douala           Transfer: Douala – Buéa 

 

La nostra guida, una per 4 persone, era un ragazzo giovane. Siamo stati fortunati era disponibile e simpatico, sicuramente felice che non volevamo sherpa, ma solo una guida. Si faceva capire in inglese e francese. Ci ha fornito informazioni interessanti lungo il percorso, mostrandoci piante e animali. I bivacchi sono liberi e privi di qualsiasi cosa, solo panche di legno rialzate. La struttura è in legno o lamiera, sono tutti vecchi e mal ridotti, ma affascinanti e calorosi come tutti i bivacchi.

Sono stati i miei primi 4000 di trekking africano. Massacranti. La temperatura, l’umidità e il dislivello complessivo mi attiravano, facendomi scalpitare e volevo affrontarlo dall’alba al tramonto. Davvero un’esperienza fantastica, una vittoria personale e un ricordo indelebile di paesaggi unici al mondo. Oltre i 3000m il pesaggio é lunare. A 1500m camminavo in mezzo alla foresta pluviale e a 2000m sembra savana. Le ultime due ore di discesa, avevo le gambe davvero doloranti, ma i bastoni aiutano molto, scaricando peso in discesa e in salita. Tornati al nostro alloggio, davanti alla cena, ridevamo ed eravamo ancora lassù con l’immaginazione.

Piantagione di thé

Estrazione di Caucciù

Sabbia vulcanica. Oceano Atlantico.

“…a piedi nudi…” Claudio Moja

Jungle Cameroon

Passai un mese nella grande giungla, così fitta da sembrare infinita e disabitata. Invece qualcuno ci viveva, circondato da animali grossi e pericolosi, piccoli e velenosi.
Un posto immenso, senza ospedali, ma con malattie come lebbra, tubercolosi, tifo, malaria, malnutrizione, ecc ecc.
Di giorno c’erano 35 gradi con il 90% di umidità, avevo sempre sete, sempre. Ricoperto di punture di chissà cosa, in un posto dove moschitos e malattie proliferano come mai. Persi 7 chili.
Il macete era ormai integrato nelle mani dei local, senza non andavi da nessuna parte.
Dal centro della foresta pluviale, fino ad arrivare all’oceano Atlantico, incontrando soldati, pagando per valicare frontiere, scappando dai banditi, in mezzo a persone malate e situazioni disastrose.
Avevo sedici anni e cambiai per sempre.

“…a piedi nudi…” Claudio Moja

Ricordi africani del 2009

Un giorno vidi camminare un uomo bianco da solo, in Africa, in mezzo alla giungla del Cameron. Come sempre, quando capitava di vedere un uomo bianco nei villaggi, gli corsi incontro per conoscerlo. Io ero da solo, i miei due compagni di viaggio, erano rimasti nell’ospedale dove lavoravamo. Lui stava proprio uscendo dalla giungla, fuori da sentieri o strade segnate.

Al mio: hello! detto ad alta voce, ancora in lontananza, lui mi chiese: “are you italiano?” Aspettai di esserli vicino e di stringerci la mano prima di rispondere: “si sono italiano!”

Eravamo due italiani in Cameron!

Poteva avere tra i 45 e i 55 anni, aveva una lunga barba grigia tendente al bianco e il comportamento di un uomo, che ne ha passato tanto di tempo in Africa.

Quando incontri un uomo bianco in una situazione così, si finisce sempre per passare la giornata insieme, figuriamoci con un connazionale. Infatti finì proprio così. Andammo a bere una birra insieme, che diventarono tre. La solita birra calda, accompagnata da noccioline, bevuta all’ombra, a 35 gradi.

Prima di iniziare a parlare delle nostre vite, di progetti ed esperienze, gli chiesi: “sei italiano, di dove?” Non potevo credere alla sua risposta: sono cresciuto vicino a Lecco, mi rispose. Incredulo, gli dissi che anche io ero di quelle zone. Lui curioso, mi chiese di quale paese. Come sempre quando parlo con persone nuove, non nominai il mio paesello, troppo piccolo per essere conosciuto. Nominai vari paesi, vicino al mio.

Lui non era in Italia da 20 anni, tante cose ovviamente le aveva dimenticate, tra cui i nomi di molti paesi. Nel mio spiegare, arrivai a nominare il lago di Alserio. Lui mi disse: “ho lavorato il cuoio ad Anzano del Parco per molti anni.” Non ci potevo credere, nel paese dove sono cresciuto. Quante risate che facemmo.

Poi la birra fece il suo effetto, in Africa gli uomini bevono molto e con quel caldo l’euforia non tarda ad arrivare.

Ci raccontammo tutta la nostra vita in poche ore, a quel basso tavolino, seduti su dei piccoli sgabelli. Mi diete molti consigli per muovermi con consapevolezza e saggezza in Africa. Lui aveva scelto di vivere li, senza fissa dimora, dopo un matrimonio finito male, con una ragazza cubana, a Cuba. Girava per il centro Africa, cercava sempre nuove iniziative di volontariato da parte di europei e ci collaborava. Era un personaggio strano. Dopo un paio d’ore, ci incontrammo con i miei due compagni e continuammo la serata.

Era il 2009, avevo 16 anni e quello fù il mio primo vero viaggio.

Ora a distanza di quasi dieci anni, capisco quanto sia stata utile quell’esperienza. Ringrazio chi l’ha resa possibile, i miei genitori e Piero Poli che mi porto con lui in quella travolgente e pericolosa missione umanitaria.

“…a piedi nudi…” Claudio Moja

THE HEDGE OF THE WORLD

IL GIRO DEL MONDO SOSTENIBILE

CLAUDIO MOJA