Ricordi africani del 2009

Un giorno vidi camminare un uomo bianco da solo, in Africa, in mezzo alla giungla del Cameron. Come sempre, quando capitava di vedere un uomo bianco nei villaggi, gli corsi incontro per conoscerlo. Io ero da solo, i miei due compagni di viaggio, erano rimasti nell’ospedale dove lavoravamo. Lui stava proprio uscendo dalla giungla, fuori da sentieri o strade segnate.

Al mio: hello! detto ad alta voce, ancora in lontananza, lui mi chiese: “are you italiano?” Aspettai di esserli vicino e di stringerci la mano prima di rispondere: “si sono italiano!”

Eravamo due italiani in Cameron!

Poteva avere tra i 45 e i 55 anni, aveva una lunga barba grigia tendente al bianco e il comportamento di un uomo, che ne ha passato tanto di tempo in Africa.

Quando incontri un uomo bianco in una situazione così, si finisce sempre per passare la giornata insieme, figuriamoci con un connazionale. Infatti finì proprio così. Andammo a bere una birra insieme, che diventarono tre. La solita birra calda, accompagnata da noccioline, bevuta all’ombra, a 35 gradi.

Prima di iniziare a parlare delle nostre vite, di progetti ed esperienze, gli chiesi: “sei italiano, di dove?” Non potevo credere alla sua risposta: sono cresciuto vicino a Lecco, mi rispose. Incredulo, gli dissi che anche io ero di quelle zone. Lui curioso, mi chiese di quale paese. Come sempre quando parlo con persone nuove, non nominai il mio paesello, troppo piccolo per essere conosciuto. Nominai vari paesi, vicino al mio.

Lui non era in Italia da 20 anni, tante cose ovviamente le aveva dimenticate, tra cui i nomi di molti paesi. Nel mio spiegare, arrivai a nominare il lago di Alserio. Lui mi disse: “ho lavorato il cuoio ad Anzano del Parco per molti anni.” Non ci potevo credere, nel paese dove sono cresciuto. Quante risate che facemmo.

Poi la birra fece il suo effetto, in Africa gli uomini bevono molto e con quel caldo l’euforia non tarda ad arrivare.

Ci raccontammo tutta la nostra vita in poche ore, a quel basso tavolino, seduti su dei piccoli sgabelli. Mi diete molti consigli per muovermi con consapevolezza e saggezza in Africa. Lui aveva scelto di vivere li, senza fissa dimora, dopo un matrimonio finito male, con una ragazza cubana, a Cuba. Girava per il centro Africa, cercava sempre nuove iniziative di volontariato da parte di europei e ci collaborava. Era un personaggio strano. Dopo un paio d’ore, ci incontrammo con i miei due compagni e continuammo la serata.

Era il 2009, avevo 16 anni e quello fù il mio primo vero viaggio.

Ora a distanza di quasi dieci anni, capisco quanto sia stata utile quell’esperienza. Ringrazio chi l’ha resa possibile, i miei genitori e Piero Poli che mi porto con lui in quella travolgente e pericolosa missione umanitaria.

“…a piedi nudi…” Claudio Moja

THE HEDGE OF THE WORLD

IL GIRO DEL MONDO SOSTENIBILE

CLAUDIO MOJA